Torino, in Commissione si riaccende il dibattito sui diritti dei rider
di Redazione
20/11/2025
La seduta del 19 novembre della Terza Commissione, presieduta da Pietro Tuttolomondo, ha riportato al centro del dibattito pubblico la condizione dei rider, un tema che negli ultimi anni ha mostrato la fragilità strutturale di un settore in cui libertà operativa e vulnerabilità spesso convivono in equilibrio instabile. Intorno al tavolo, due documenti destinati ad approdare in Consiglio comunale e a ridisegnare, almeno nelle intenzioni, le tutele fondamentali per chi consegna cibo pedalando tra traffico, intemperie e algoritmi.
Spazi protetti, norme regionali e sicurezza nelle condizioni estreme
Il primo atto illustrato è un ordine del giorno firmato dai consiglieri Crema, Cerrato e Grippo, che concentra l’attenzione su un punto cruciale: cosa accade quando il lavoro su due ruote incontra condizioni meteorologiche tali da mettere a rischio la salute stessa dei rider?
L’idea è quella di chiedere alle piattaforme di delivery l’allestimento di luoghi coperti e accessibili nei punti più frequentati della città — stazioni, mercati, poli multifunzionali — affinché nessuno sia costretto a ripararsi sotto una tettoia improvvisata o a lavorare senza possibilità di pausa. Il testo sollecita inoltre la Regione Piemonte a intervenire con una normativa specifica e con risorse che possano sostenere economicamente i lavoratori nelle giornate segnate da condizioni estreme e prolungate.
Accanto a questo, una mozione presentata da Emanuele Busconi propone un ulteriore passo: la costruzione di un Protocollo d’intesa per la sicurezza e la qualità del lavoro, capace di aprire tavoli permanenti e di introdurre ordinanze che vietino l’uso delle applicazioni durante fenomeni meteorologici pericolosi.
Una convergenza trasversale e il richiamo al livello nazionale
Il dibattito ha mostrato una sorprendente convergenza tra forze politiche e rappresentanze sindacali. Da Firrao a Cerrato, da Borasi a Sganga, il consenso verso un rafforzamento delle tutele è apparso diffuso, accompagnato dalla richiesta di un salario minimo e da misure più serrate sui mezzi non conformi, come le ebike modificate che rappresentano un rischio per tutti.
Interventi puntuali sono arrivati anche dalle organizzazioni sindacali: Felsa Cisl e Nidil Cgil hanno insistito sulla necessità di una formazione adeguata e di dispositivi di sicurezza forniti direttamente dalle piattaforme, ricordando che non tutte lo fanno nonostante gli obblighi contrattuali stabiliti dalle vertenze degli ultimi anni.
La vicesindaca Michela Favaro, prendendo la parola in chiusura, ha posto l’accento sul nodo centrale: l’assenza di un inquadramento contrattuale nazionale che consenta di superare il “caos normativo” in cui il settore si trova ormai da tempo. Da qui l’impegno a un confronto più ampio e stabile con le parti sociali.
I due documenti, liberati per l’aula, affronteranno ora la prova del Consiglio comunale, dove si capirà fino a che punto la città intenda spingersi nella costruzione di un modello di tutela più solido per i lavoratori della gig economy.
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