Un nuovo meccanismo alla base della cachessia tumorale: la scoperta dei ricercatori piemontesi
di Redazione
17/11/2025
Una collaborazione tra Università di Torino e Università del Piemonte Orientale ha permesso di individuare un meccanismo molecolare che potrebbe cambiare la comprensione della cachessia tumorale, una delle complicanze più devastanti per i pazienti oncologici in stadio avanzato. La ricerca, pubblicata su Nature Metabolism, ha evidenziato il ruolo chiave di una disfunzione dei mitocondri, gli organelli responsabili della produzione energetica delle cellule, collegata all’inibizione della via di segnalazione cAMP–PKA–CREB1.
Una sindrome che sottrae energia al corpo e qualità di vita ai pazienti
La cachessia rappresenta uno stato di profonda alterazione metabolica, caratterizzato da perdita di massa e forza muscolare, ridotta capacità funzionale e difficoltà nel tollerare i trattamenti oncologici. Si stima che colpisca fino all’80% dei malati in fase avanzata e che sia responsabile del 20-30% dei decessi imputabili al cancro. Nonostante la diffusione della sindrome, le terapie sono ancora limitate, soprattutto perché i meccanismi cellulari alla base di questo processo non sono stati completamente compresi.
Il gruppo di ricerca, coordinato da Andrea Graziani e guidato sperimentalmente da Elia Angelino e Lorenza Bodo, ha lavorato per anni su un interrogativo semplice nella formulazione e complesso nella risposta: perché i muscoli dei pazienti oncologici perdono progressivamente la capacità di produrre energia? Il percorso ha unito competenze di biologia molecolare, medicina traslazionale e tecnologie genetiche, con il contributo di oltre venti studiosi provenienti da diversi atenei italiani e dai National Institutes of Health statunitensi.
Ripristinare la funzione mitocondriale per combattere la perdita muscolare
Gli esperimenti condotti su modelli animali e su cellule muscolari umane hanno dimostrato che alcuni fattori rilasciati dal tumore riducono l’attività della via di segnalazione regolata dal cAMP, compromettendo così la capacità dei mitocondri di generare energia. La conseguenza è una progressiva debolezza muscolare, che non risparmia strutture vitali come il diaframma, essenziale per la respirazione.
Ripristinare la segnalazione del cAMP, come dimostrato dai ricercatori, permette invece di recuperare almeno in parte l’efficienza energetica delle cellule muscolari, aprendo la porta a nuovi approcci terapeutici. Una prospettiva che non riguarda soltanto i pazienti oncologici, ma anche patologie quali insufficienza cardiaca, BPCO, malattie renali, oltre alle condizioni legate all’invecchiamento come la sarcopenia.
Il lavoro, sostenuto da AIRC e dal programma PNRR Age-It, conferma l’importanza della ricerca di base e delle collaborazioni interdisciplinari nel generare conoscenze capaci di tradursi in applicazioni cliniche.
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