Loading...

Torino365 Logo Torino365

Torino ricorda l’alluvione del 2000: una città ferita che seppe reagire

Redazione Avatar

di Redazione

TITOLO

Venticinque anni dopo, la Dora Riparia scorre tranquilla sotto la Biblioteca Italo Calvino, dove ieri si è svolto il convegno organizzato dall’Associazione Consiglieri emeriti per ricordare l’alluvione dell’ottobre 2000. Un anniversario dal forte valore simbolico, celebrato proprio nei luoghi che furono tra i più colpiti da quell’ondata di piena che sommerse Borgo Dora e altre zone della città, lasciando due vittime e un ricordo indelebile nella memoria collettiva torinese.

Una tragedia che cambiò la città

Tra il 13 e il 16 ottobre di venticinque anni fa, la pioggia incessante fece salire il livello del Po di sei metri, con un incremento di trenta centimetri l’ora. La Dora, costretta nel suo tratto tombato sotto le acciaierie, trasformò quella che era una piena annunciata in una catastrofe. Torino seppe però reagire con prontezza e solidarietà, grazie all’impegno di istituzioni, volontari e cittadini. “Quella prova collettiva – ha ricordato l’allora sindaco Valentino Castellani – fu anche il momento in cui la città comprese l’urgenza di dotarsi di strumenti e strutture di protezione civile moderne e coordinate.”

Negli anni successivi, proprio da quell’esperienza nacquero progetti di messa in sicurezza: la riapertura del corso della Dora dalla Pellegrina al Po, l’innalzamento del ponte di Borgo Dora intitolato a Domenico Carpanini e la creazione di nuovi collettori idraulici. Oggi Torino dispone di un sistema di prevenzione e monitoraggio avanzato, che integra tecnologia e pianificazione territoriale.

Le voci del convegno e il valore della memoria

Durante l’incontro, aperto dal videomessaggio della presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, si sono alternati interventi istituzionali e tecnici. L’assessore comunale Francesco Tresso, il regionale Marco Gabusi e il vicepresidente della Città Metropolitana Jacopo Suppo hanno ripercorso le tappe della ricostruzione e le sfide della prevenzione. Il geologo Dario Faule, il presidente di SMAT Paolo Romano e il dirigente della Protezione Civile Bruno Digrazia hanno illustrato come l’esperienza del 2000 sia diventata un modello di riferimento per la gestione del rischio idrogeologico.

La giornata si è conclusa con un pensiero condiviso: la memoria non è solo ricordo, ma presidio di responsabilità civile.

Redazione

Redazione