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Mozione per il rilancio della Rai a Torino: Commissioni al lavoro tra preoccupazioni e proposte

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di Redazione

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La discussione sulla presenza Rai a Torino, tornata al centro dell’attenzione dopo mesi di segnali contrastanti provenienti dall’azienda, ha animato la seduta congiunta delle Commissioni Quinta e Terza del 20 novembre 2025. L’obiettivo dei proponenti, i consiglieri regionali del PD Claudio Cerrato e Valentino Magazzù, è dare un quadro politico più solido a un tema che riguarda produzione culturale, occupazione qualificata e ruolo strategico della città nel sistema radiotelevisivo pubblico italiano.

Un tavolo permanente per difendere competenze e investimenti

La mozione chiede l’istituzione di un Tavolo permanente tra Rai, sindacati e istituzioni locali. L’intento dichiarato è bloccare processi di progressivo ridimensionamento e restituire alla sede torinese una prospettiva di lungo periodo, tutelando ciò che la città ha costruito nel corso dei decenni: dal Centro di produzione Tv all’Orchestra sinfonica, dal Centro Ricerche al “Palazzo della radio”, fino al Museo della Televisione.

Cerrato ha ricordato come Torino disponga di un patrimonio umano e tecnico unico, sottolineando che i maggiori investimenti dell’azienda si stanno dirigendo altrove, con il rischio di lasciare la città in una posizione marginale. Magazzù ha aggiunto che il tema riguarda anche le nuove tecnologie e la capacità della Rai di interpretare l’evoluzione digitale, compreso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, per cui sarebbe necessario riportare una Direzione aziendale in città.

Voci dai luoghi di lavoro: preoccupazioni, stalli e una domanda di chiarezza

L’informativa dei rappresentanti sindacali ha dato ulteriore peso alla richiesta di intervento. Alberto Pilloni (Rsu Rai) ha descritto con precisione la realtà della sede di via Cavalli, dove operano 450 dipendenti: il 60% sono figure altamente qualificate, principalmente laureati in ingegneria ed economia, un capitale professionale che necessita di investimenti e visione. L’affitto degli spazi è stato prorogato fino al 2032, ma questo non ha chiarito le reali strategie dell’azienda.

Situazione più complessa in via Verdi, dove Andrea Ruscone (Rsu Rai) ha denunciato un utilizzo discontinuo delle risorse produttive, con reparti che alternano periodi di sovraccarico a lunghi momenti di inattività. Manca una prospettiva definita e persiste incertezza sulla destinazione degli spazi, ha affermato, chiedendo un confronto strutturato con la direzione.

A questo si aggiunge l’allarme lanciato da Marco Procopio (Cdr Tgr), che ha ricordato come il contratto di lavoro dei giornalisti sia fermo da dieci anni, mentre il concorso per le assunzioni regionali è tuttora congelato. Lo sciopero annunciato per il 28 novembre punta a far emergere una condizione ormai insostenibile.

Nel corso del dibattito politico non sono mancati interventi trasversali: dalla vicesindaca Michela Favaro, che ha richiamato l’urgenza di un impegno condiviso su innovazione e ricerca, ai consiglieri di diversi schieramenti, che pur con accenti differenti hanno riconosciuto la necessità di difendere il presidio Rai in città. Il nodo principale resta la mancanza di decisioni chiare da parte dell’azienda, mentre Torino chiede spazio, stabilità e un orizzonte credibile.

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