Deposito nazionale rifiuti radioattivi, scontro sulle regole e scelte future
di Redazione
06/10/2025
La Commissione Ambiente del Consiglio regionale ha ospitato l’audizione dei vertici Sogin, società incaricata di localizzare e realizzare il Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi, un’infrastruttura da 1,5 miliardi di euro che promette ricadute occupazionali importanti ma che continua a sollevare timori e domande.
Una sfida tra sicurezza e consenso
La direttrice Annafrancesca Mariani ha ripercorso l’iter avviato nel 2021 con la pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee: cinquantuno i siti individuati, di cui cinque in Piemonte, tutti in provincia di Alessandria. Il traguardo fissato è il 2029 per l’autorizzazione e il 2039 per l’avvio dell’impianto, che dovrà accogliere 84.000 metri cubi di rifiuti a bassa attività e ospitare in via temporanea 14.000 metri cubi di rifiuti più pericolosi, in attesa del deposito geologico di profondità.
Il progetto si presenta come una risposta strutturale alla frammentazione attuale, con decine di depositi temporanei disseminati in tutta Italia, spesso non adeguati a garantire standard di sicurezza di lungo periodo. Per 300 anni il deposito assicurerà una sistemazione stabile, riducendo rischi e costi di gestione.
La politica regionale chiede garanzie
Durante il confronto in Commissione, i consiglieri regionali hanno posto domande serrate sul percorso di selezione del sito, sugli impatti ambientali e sulle ricadute per le comunità locali. Dal Movimento 5 Stelle al Partito Democratico, da Forza Italia alla Lega, le voci si sono alternate chiedendo chiarezza su compensazioni economiche, monitoraggi e trasparenza delle procedure.
Mariani ha ribadito che il progetto prevede anche un Parco tecnologico di 40 ettari, pensato come centro di ricerca e innovazione, e ha sottolineato che l’apertura del cantiere potrà portare fino a 4.000 posti di lavoro, un dato che pesa non poco sul piano politico ed economico.
Il confronto, tuttavia, ha mostrato quanto sia ancora lunga la strada per costruire non solo l’impianto, ma soprattutto la fiducia dei territori che dovranno ospitarlo.
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